Origine della
grafologia
In tutti i tempi, gli uomini
hanno sempre desiderato conoscere il prossimo, vale a dire ciò che costituisce
l’elemento stabile del comportamento di un’altra persona, il suo modo di essere
abituale, la sua intraprendenza, il suo coraggio, la sua sincerità e, non ultimo, la sua capacità di mantenere
la parola data. I primi accenni concernenti lo studio della persona risalgono
all’antico Egitto. I Sacerdoti, consultando le Sacre Scritture, pare si siano interessati a conoscere l’intima
natura del personaggio posto davanti al Faraone, sia amico sia nemico, e con i
mezzi a loro disposizione, dovevano scoprire tradimenti e congiure, individuare
i personaggi di fiducia, come Giuseppe, o i capipopolo, come Mose.
Dai tempi più antichi si
notò che gli scritti di una persona erano molto simili a se stessi, si
differenziavano da tutti gli altri e potevano fornire delle indicazioni per
riconoscere l’autore. Aristotele, Dionigi di Alicarnasso, Demetrio di Falero e
il poeta Menandro, rivolsero la loro attenzione al modo diverso di scrivere
delle persone in rapporto al loro carattere.
Gaio Tranquillo Svetonio, al
servizio di Adriano, divenuto magister
epistolarum, carica che gli permetteva di consultare gli archivi del pretorio,
ebbe per le mani molti documenti originali, da esaminare per scrivere le sue
molteplici opere storiografiche, come “De
Viris illustribus” ed anche “Vitae
XII imperatorum”. Svetonio, più che uno storico, è stato un archivista
diligente e scrupoloso, ha avuto il gusto della notizia in se stessa e spesso
ha scritto anche aneddoti piccanti. In particolare, descrivendo gli avvenimenti
della vita degli Imperatori, ha riportato alcune note sui segni alfabetici
abitualmente adoperati dai romani nella corrispondenza pubblica e privata e
acute osservazioni sulla scrittura di Augusto.
Bisogna saltare tutto il
Medioevo e il Rinascimento per trovare un vero e approfondito studio sul
rapporto tra il carattere dell’uomo e la sua scrittura. Il suo cammino fu
iniziato da Prospero Aldorisio che, con un breve saggio “Idengraphicus nuntius” , annunciò lo studio delle idee
attraverso il grafismo della scrittura. Pressappoco nello stesso periodo, il
medico e professore bolognese Camillo Baldi ha approfondito lo studio tra il carattere
dell’uomo e la sua scrittura ed ha pubblicato, a Carpi di Modena, i risultati
delle sue osservazioni in un interessante “Trattato
come da una lettera missiva si cognoscano la natura e qualità dello scrittore”.
In questo libretto analizza una lettera destinata al Duca di Lerma e, dal modo
di scrivere, intravvede il rapporto esistente tra la scrittura e il carattere.
Baldi, nella sua analisi, applica il principio pars pro toto, sulla base del vecchio proverbio: riconoscere
il leone dall’unghia.
In modo del tutto
indipendente, Marco Aurelio Severino, medico calabrese nell’Ateneo di Napoli,
scrisse un trattato intitolato “Vaticinator,
sive Tractatus de divinazione litterali ”, ossia la capacità di predire le
intenzioni delle persone attraverso la scrittura, ma il manoscritto non fu mai
dato alla stampa. Anche Leibnitz e Grohmann hanno contribuito a dimostrare che
il carattere dell’uomo si trova nella sua scrittura. Goethe, probabilmente,
conobbe il libro di Grohmann; infatti, in una lettera a Lavater parla dello
studio della scrittura come di una cosa conosciuta.
Johann Kaspar Lavater,
appassionato di fisiognomica e di tutto ciò che riguarda le manifestazioni
esterne del carattere dell’uomo, seguì il consiglio di Goethe, collezionò
autografi e dedicò molte pagine allo studio della scrittura. Il teologo
svizzero ideò un sistema per stabilire l’analogia tra il linguaggio, l’incesso e
la scrittura. Tutti i tentativi di
stabilire una reale concordanza tra la fisionomia e le attitudini di una
persona fallirono miseramente, ma la scoperta del chirurgo e antropologo
francese Paul Broca, sugli impulsi del linguaggio articolato, che risiedono
nella terza circonvoluzione frontale sinistra del cervello, ha riaperto il
dibattito spingendo molti studiosi a riprendere le ricerche sulla frenologia.
La teoria frenologica di Gall, Spurzheim e Combe mettono in relazione
le facoltà mentali con una porzione cerebrale situata in una determinata
regione del cervello.
L’antropologo, psichiatra e
criminologo, Cesare Lombroso, studiando il cranio del brigante Vilella,
riscontrò che al posto della cresta occipitale c’era una fossetta, simile a
quella che si osserva nelle scimmie antropoidi. Il Lombroso sostenne che alcune
forme criminali derivassero da un ritorno all’istintività incontrollata di quei
lontani progenitori e che rendevano possibile l’identificazione del
delinquente. La fossetta cranica porta al crimine e la protuberanza alla
genialità. Da ciò derivano le espressioni volgari: avere il bernoccolo della
musica, il bernoccolo della matematica, il bernoccolo degli affari.
Le fortissime ostilità, che
suscitarono le teorie frenologiche, furono determinate dalla esagerata
importanza data all’elemento morfologico e dalla preoccupazione che la
fisiognomica portasse alla perdita di
ogni capacità autodecisiva fino al fatalismo
biologico.
Alfred Binet, che allora
dirigeva il Laboratorio di Psicologia fisiologica alla Sorbona, fu incaricato,
dal governo francese, di studiare, dal punto di vista antropologico,
l’intelligenza degli alunni delle scuole elementari allo scopo di individuare i
bambini ritardati per destinarli ad apposite classi. Centinaia di misurazioni
della scatola cranica, come allora si usava, non fornirono i risultati sperati.
Sorgeva il problema di Binet: trovare valide misurazioni o prove
sperimentali che potessero rivelare le capacità intellettive dei bambini.
Fu allora che Binet ideò un
metodo pratico per la valutazione dell’intelligenza sulla base di reattivi,
organizzati in una scala metrica, in
corrispondenza alle varie età. Il concetto animatore era quello di stabilire un
gruppo di reattivi statisticamente
superati dalla maggioranza dei ragazzi di ciascun’età. Per esaminare un ragazzo
lo si sottoponeva alle prove corrispondenti alla sua età cronologica e, dal numero delle prove superate, veniva determinata l’età mentale. Il rapporto fra età
mentale e l'età cronologica costituiva il quoziente d’intelligenza.
Le prove erano adeguate
all’età dei bambini. I più piccoli, per rientrare nella norma, dovevano
superare almeno la metà delle prove come: indicare il proprio naso e la bocca,
ripetere due cifre semplici, elencare gli oggetti contenuti in
un’illustrazione, dire il proprio nome e cognome e, per i più grandicelli,
prove più complesse. Binet, in collaborazione con Simon, ha perfezionato il
metodo d’indagini costruendo la “Scala
metrica dell’intelligenza”, che fornì ottimi risultati e rimase famosa come
il “Test di Binet-Simon”.
Fra le numerose versioni dei
test mentali, la più diffuso nel
mondo è, molto probabilmente, la “Scala
di Stanford-Binet ”. Lo studioso L.M. Terman, dell’Università statunitense
di Stanford, ha costruito, con l’applicazione dei “Test di Binet-Simon”, il rapporto fra l’età mentale e l’età
cronologica moltiplicato per cento. I soggetti che avevano un rapporto vicino a
cento erano nella normalità, gli altri potevano essere inferiori o superiori
alla norma. Il rapporto di “Stanford-Binet
” è conosciuto con la sigla QI o
“Quoziente d’intelligenza”, ma tutti
i test mentali non potevano, nel
modo più assoluto, risolvere il problema di Binet.
Il Dott. Moreau de la Sarthe
e l’abate H. Flandrin, maestro dell’abate Michon, rispolverando le teorie del
Lavater, tentarono di salvare alcune osservazioni veramente acute sulla
scrittura e Jean Hippolyte Michon, predicatore, scrittore e giornalista,
raccolse per lunghi anni, una gran quantità di scritture che ordinò
sistematicamente nell’opera “ Système de
Grafologie, l’art de connaitre les hommes d’après leur écriture”.
Il termine Grafologia, non troppo felice e non il primo, né l’ultimo in ordine storico,
dato allo studio della scrittura, ha il pregio di essere molto chiaro. Anche se
forse è prematuro parlare della cosiddetta grafologia come di una scienza, i
dati raccolti dai cultori di questa disciplina sono indubbiamente notevoli e
spesso utilissimi dal punto di vista pratico.
L’opera del Michon costituì
il primo esempio di trattazione sistematica della scrittura, perché cominciò a
porre le basi di una metodologia scientifica per lo studio della Grafologia. L’Abate Michon ha il merito
indiscutibile di aver fatto della grafologia una scienza ragionata, stabilendo
dei principi e delle leggi e, con la teoria
dei segni fissi, ha gettato le basi per successivi approfondimenti della
materia, guadagnandosi il titolo di padre
della grafologia.
La grafologia
classica
La grafologia classica,
dell’Abate Michon, ha avuto un notevole sviluppo e un’immensa fortuna, non solo
in Francia, ma in tutto il mondo. La scrittura, infatti, come indice del
comportamento dell’uomo, è l’espressione della sua interiorità, sentimenti ed
emozioni. La base teorica della grafologia classica comporta due diversi rami
di studi: i segni e le risultanti.
I segni sono presi dal contesto della
scrittura, dove si considera l’altezza, la larghezza, l’inclinazione, la
regolarità delle lettere e delle finali. L’intento è di attribuire la giusta
scrittura alle persone: la scrittura calma a persone calme e ponderate, la
scrittura bizzarra agli originali e la scrittura confusa ai confusionari. I piccoli
indizi della scrittura non hanno valore se non si possono collegare con le
caratteristiche dominanti della scrittura.
Le risultanti sono frutto di
un’osservazione più elevata e del tutto speculativa. La loro acquisizione
dipende molto dalla capacità di penetrazione del grafologo.
La
legge universale è che ogni segno deve essere interpretato
indipendentemente dagli altri segni
secondo due principi: i segni fissi
e i segni negativi.
I segni fissi sono pensati da una mente
che ha delle caratteristiche qualitative di un certo genere e non si potrebbe
manifestare mai in un modo diverso, come succede per la scrittura degli egoisti
che presenterebbe comunque i segni dell’egoismo, mai quelli della generosità.
I segni negativi sono indicati
dall’assenza di un segno che indica una certa caratteristica. La mancanza di un
segno consente di concludere la presenza del segno opposto. La mancanza dei
segni della franchezza qualificherebbe mentitrice la persona scrivente.
Michon ha pubblicato il
periodico “ La Graphologie ”, per
divulgare il suo sistema basato sui segni
fissi, e poi ha fondato la “ Société
de Graphologie de Paris”. Il substrato di riferimento non è pienamente
condivisibile, anzi molto contrastato, perché la scrittura è considerata come
qualcosa di statico, e la fissità dei segni ha una corrispondenza troppo rigida
fra il segno grafico e il suo significato.
Il contributo dato da
Michon, però, non può essere trascurato perché ha lasciato un gran numero di
osservazioni, le quali sono servite di base per studi più sperimentali.
Il vero caposcuola della
grafologia francese è Jules Crepieux-Jamin. La seconda parte del cognome è
quello della moglie, che Jules Crepieux ha aggiunto al suo a titolo affettivo e
non di coautore. Sottovalutato da bambino per la sua timidezza, ha conseguito
buoni risultati nel campo dell’apicoltura, orologeria e odontoiatria, ma
soprattutto è stato un grande osservatore e collezionista. Originario di
Ginevra, si stabilì a Reims.
La famosa lettera di Goethe
a Lavater, pubblicata sul periodico “ La
Graphologie ”, esprimeva molti dubbi sulla consonanza tra scrittura e
personalità, ma lo invitava,
amichevolmente, a raccogliere con passione del materiale grafico di personaggi
illustri. Crepieux, con il suo istinto di collezionista, accolse favorevolmente
l’idea e, in poco tempo, raccolse tante scritture da non sapere più dove
metterle e come conservarle. Divenuto presidente della “Sociètè de Graphologie”, il problema della sistemazione delle sue
scritture e di quelle ereditate da Michon divenne talmente importante da
studiare un metodo di lavoro per la classificazione dei manoscritti.
Michon e Crepieux
raggiunsero una tale risonanza da essere conosciuti, come eminenti grafologi,
non solo dai cultori della materia, ma anche dal vasto pubblico dei curiosi.
Infatti, dopo il “Jaccuse! ” di Emile
Zola, sul caso Dreyfus, la moglie e il fratello del capitano incaricarono
Crepieux e altri undici grafologi affinché difendessero il condannato. Tutti
concordemente dichiararono che il capitano Dreyfus non poteva ritenersi autore
del “Bordereau”. Il grave errore di
Bertillon, Charavay e Teyssonnières si deve al metodo segnaletico descrittivo o
grafonomico e all’assoluta incompetenza dei periti calligrafi in materia di
comparazione di scritture.
Crepieux, in
contrapposizione alla grafologica statica di Michon, ha formulato una propria
teoria grafologica, fondata sulla dinamica dei “piccoli gesti ”, dove la fisiologia è la vera base della grafologia
e per trasmettere le impressioni sensoriali al cervello occorre un fedele
servitore, il sistema nervoso, che non si limita a portare notizie al di fuori,
ma secondo la volontà, eccita i muscoli, obbliga a contrarsi e a produrre un
movimento: il gesto. La mano e le
braccia compiono una grande quantità di gesti.
Tra tutti gli usi per i quali serve la nostra mano, nessuno richiede movimenti più delicati e complessi come la
pittura, il disegno e la scrittura.
La scrittura, all’inizio, è
un disegno più o meno grossolano, che pian piano, con un processo volontario,
acquista un’abilità precisa, completa e soddisfacente, sempre in rapporto di
intensità con il sentimento che lo produce ed in rapporto di qualità con il
carattere. La persona accurata si manifesta attraverso l’ordine, la persona
avara ha una scrittura stretta e serrata, il prodigo, invece, scrive tre parole
in una riga senza preoccupazione. La persona piena di tenerezze ha la scrittura
inclinata e la persona agitata scrive in modo rapido e nervoso.
A volte questi rapporti sono
così evidenti che il movimento scrittorio suscita l’idea della mimica dello
scrivente. Una scrittura molto lenta e con un tracciato difettoso è indice
d’ignoranza, d’inattività, di uno stato d’inferiorità.
La rapidità della scrittura, che si può raggiungere solo con una certa cultura
dello spirito, è indice di superiorità
almeno relativa.
La scrittura presuppone una
lingua comune per parlare e la parola è una qualità propria dell’uomo e un
ricco oggetto d’indagine e di significato. Alla parola si può aggiungere la
scrittura, con la differenza che la parola svanisce immediatamente, mentre la
scrittura rimane nel tempo e nello spazio, con il suo valore artistico e
culturale. La scrittura è un patrimonio permanente e indistruttibile con tutte
le sue caratteristiche, controllabile e verificabile.
L’enorme quantità di
scritture raccolte da Crepieux doveva essere ordinata e classificata con
criteri semplici ed efficaci. Crepieux, da grande esperto, ha abbandonato la formula mistica del Michon: “È l’anima che scrive e parla direttamente”,
per considerare la scrittura come una successione fisiologica di gesti ridotti
a generi, specie e modi.
I generi sono la riduzione severa dei segni generali, un capitolo
della fisiologia secondo sette movimenti irriducibili, che per eliminazione
sono: velocità, pressione, forma, dimensione, continuità, direzione e
ordinamento.
Le specie sono le qualità particolari di ogni genere. La scrittura rapida, lenta, accelerata, precipitosa, fanno
parte del genere velocità. Le specie conosciute sono oltre duecento, ognuna ha
la sua terminologia, la sua storia ed è stata oggetto di particolari
esperienze.
Il modo è una manifestazione della specie considerata in sottordine. È
il piccolo segno della grafologia, ma rappresenta tuttavia la particolarità
della specie. È la piccola e fugace manifestazione della specie, che a volte
fornisce interessanti dettagli, conferma i risultati ottenuti, oppure ne modera
la portata.
La grafologia, partendo
dall’enunciato del Michon, non è un’arte ma una scienza di osservazione, che si
basa su principi fisiologici sicuri, con le sue leggi, il suo metodo
sperimentale e le sue tecniche. Crepieux vede lo scritto ripartito in masse grafiche, tra loro collegate e
interagenti, che costituiscono un complesso armonico o disarmonico
in proiezione dell’armonia o della disarmonia interiore dello scrivente.
La scrittura ha un’armonia di cui il grafologo decompone
gli accordi, per ricomporli sotto un’altra forma. I segni della scrittura non hanno dunque un valore assoluto, perché
possono essere modificati da altri. Se sono della stessa famiglia ne accrescano
il significato, mentre al contrario lo riducono se hanno una certa diversità.
Quando un segno non è ripetuto, deve
essere considerato come non esistente.
Crepieux ha demolito la
teoria insostenibile dei segni fissi
di Michon ed ha eretto un edificio nuovo, ma difettoso, perché lascia un
margine troppo ampio all’intuito e alla sensibilità del grafologo, che a volte,
è più fecondo di quello dello scrivente.
La grafologia olistica
Il razionalismo cartesiano
ebbe, al suo primo apparire, un notevole influsso in tutto il mondo
accademico, specialmente
nell’Italia meridionale, ma è pur vero che il critico più acuto della nuova
filosofia fu proprio il
napoletano Giambattista Vico.
Cartesio, chiamato
anche il padre della filosofia moderna, per aver visto nel metodo matematico la
via più rigorosa per giungere a verità, esprime il convincimento di poter
trovare la verità, l’unica e la sola verità dimostrata. È la verità che si
sottrae al dubbio metodico e che può essere estesa a tutti i dati della
conoscenza. Questa verità è la conseguenza al pensiero matematico,
che nella sua espressione
più volgare recita: “Cogito, ergo sum”.
La filosofia
cartesiana ha portato alla drastica separazione tra spirito e materia,
escludendo
tassativamente che esista
un’influenza della mente sul corpo. Le parti del corpo debbono essere considerate
come degli organi materiali distaccati dalla mente, possono essere dissezionati
e studiati
singolarmente senza remore:
cosa prima impensabile, perché considerato sacrilegio.
La Forge e Malebranche
hanno visto, nella filosofia cartesiana, l’idealismo e lo spiritualismo.
Voltaire e Newton hanno dato un’interpretazione completamente diversa: il razionalismo
materialistico e meccanicistico. Il meccanicismo estremo di Pavlov arriva a
sostenere
che sono giunti i tempi in
cui l’uomo deve essere considerato come una macchina.
Jung, senza ricadere
nell’errore dell’epoca precartesiana e in contrasto con Freud e il meccanicismo,
è stato il primo a uscire dal concetto materialistico dell’uomo: spirito e
sentimento sono entità essenziali dell’intera personalità.
La medicina
olistica ricerca scientificamente l’unità della personalità umana, dove
cervello
e soma sono reciprocamente
in diretta dipendenza, e sente il dovere di utilizzare tutti gli strumenti
scientificamente atti a identificare la globalità dell’uomo. Questo spiega il
vivo interesse
della medicina olistica
verso la grafologia. La grafologia ha una notevole possibilità d’indagine immediata,
sia sulla biotipologia temperamentale, sia sulla caratteriologia della persona.
La scienza classica
interpreta i sistemi complessi dividendoli in tante parti e studia separatamente
le singole proprietà. La divisione in moduli è una sorta di riduzionismo, che
può portare all’errore, perché può esistere una differenza qualitativa tra la
totalità del sistema e la somma delle sue parti. La scienza olistica è un
paradigma che enfatizza lo studio dei sistemi complessi nella loro totalità,
non riconducibile alla semplice somma delle sue parti componenti.
Le leggi di Lurija
confermano il principio di totalità: ogni espressione settoriale, così
come
ogni funzione, attività e
sintomi, non possono essere considerati a sé stanti e non prescindono mai
dall’intero sistema. Non è
detto che la scrittura, nella sua autoregistrazione, non possa rilevare manifestazioni
patologiche, che spesso sfuggono ad altre indagini cliniche, come malattie psicosomatiche,
stress patologici e tensioni ansiogene.
La scrittura è uno dei
comportamenti cerebrali più complessi e, come sostiene Lurija, è un’autentica e
complicata encefalografia, dove non s’interpone alcuna apparecchiatura tra
l’attività
motoria dei muscoli e il
sistema nervoso centrale. L’analisi grafologica, secondo Vels, è di utilità
incalcolabile per il medico, perché è in grado di diagnosticare la malattia e
seguirne il suo decorso. Molte malattie psicosomatiche possono essere
individuate dal medico e dal grafologo con la scrittura, basta esaminare il
tracciato come un clinico fa con l’elettroencefalogramma.
Crepieux aveva
osservato che alcuni segni grafologici, come la scrittura discendente e
la scrittura fangosa, potevano essere indici di alcune malattie o disturbi del
sistema nervoso. Del Torre aveva notato che l’interruzione anormale del
tracciato grafico proveniva da un funzionamento irregolare del muscolo
cardiaco. Moretti fonda il concetto di sanità e di malattia sulla tonicità del
movimento grafico, in quanto espressione sia del tono grafico che del tono del
carattere.
Hegar ha individuato
nella pressione l’elemento costituzionale dell’individuo. La pressione
regolare, equilibrata e
costante esprime il buon funzionamento dell’organismo. Al contrario, la pressione irregolare, non equilibrata e non
costante porta il segno di un cattivo funzionamento dell’intero organismo o di
qualche suo organo.
La teoria del
simbolismo spaziale di Pulver pone lo scrivente nel luogo dove si trova lo strumento
scrivente, e muovendosi, condiziona ogni espressione del proprio comportamento,
disegnando la sua natura interiore. Carton e Pecjak, con verifiche separate,
hanno confermato che le quattro direttrici spaziali di Pulver più le diagonali
definiscono la matrice biologica della scrittura, segnando un passo in avanti
nella diagnostica grafologica.
Il medico e grafologo
Sergio Deragna, libero docente alla L.U.M.S.A. di Roma, ha dimostrato che la
grafologia è una neuroscienza: una scienza che studia la filosofia della
mente e
del cervello. Corrado
Bornoroni, Direttore dell’Istituto Superiore di Medicina Olistica presso l’Università
degli Studi di Urbino, definisce la scrittura come una realtà clinica
psicologica inconfutabile, come la registrazione dell’attività del sistema
nervoso centrale e periferico, che rivela l’armonia e la disarmonia dei tre
blocchi della funzione sistemica del cervello.
La grafologia ha il
compito di considerare gli elementi costitutivi della personalità. Le scritture
grafologiche morettiane sono delle tendenze psicofisiche che, se si
presentano in forma
eccessiva, indicano aspetti
psicologici e somatici non integrati nella personalità. Sono gli elementi
presenti in grado basso,
che apparentemente sembrano non avere un significato particolare e che sono
definiti dal Moretti come scritture accidentali.
Le scritture
accidentali e le scritture molto deboli sono portatrici di piccole entità
di energia
latente, che non alterano
l’evoluzione del carattere. Gli elementi accidentali hanno la caratteristica
di mantenersi latenti sotto
il peso del divenire, ma quando si manifestano con blocchi, stentatezze e
pressioni incontrollate,
provocano pesanti squilibri psicofisici.
Attraverso lo studio
della bioenergia è stato immaginato che nelle tre zone grafiche è simbolicamente
rappresentato il corpo umano, con i suoi organi e le loro funzioni, pertanto è possibile
considerare che ogni blocco, contorsione, condensazione, impastoiamento
energetico, a seconda della zona grafica in cui si presentano, sono da
considerare come malattie o possibilità di
malattie latenti di quegli
organi e di quelle funzioni.
Il principio di unità
energetico di Reich definisce che mente e corpo sono funzioni diverse,
ma agiscono l’una
sull’altra con un continuo scambio energetico. Occorre un’energia vitale per
far
girare le ruote della vita,
e l’energia vitale è la bioenergia. Lowen rappresenta la doppia
spirale avvolgente che provvede al continuo interscambio bioenergetico, e
l’omino, nella sua integrità e unità psicosomatica, sovrapposto alle tre
zone grafiche.
I tradizionali vettori
grafologici pulveriani con le diagonali di Carton, racchiusi da due triangoli
opposti e da due cerchi concentrici, sono gli elementi costitutivi della stella
a sei punte di
Lowen. La stella a sei
punte stilizza schematicamente il corpo umano nella posizione del neonato:
la parte alta rappresenta
la testa, la parte centrale il torace, la parte bassa l’addome, le punte
laterali
le braccia e le gambe e le
due strozzature il collo e il diaframma.
La stella a sei
punte, sovrapposta alla scrittura, individua, topologicamente, negli
allunghi
superiori la testa e la
complessità degli organi racchiusi nella scatola cranica, nelle lettere tonde
il
torace con gli organi
vitali, negli allunghi inferiori l’addome e tutti gli organi escretori, nei
riccetti
elevati le braccia e nei
filetti iniziali e nelle zampine finali le gambe.
Le verifiche di Lurija
hanno dimostrato che è il lobo frontale a dare il via alle strutture delle
forme circolari. In caso di
lesioni profonde del cervello in queste zone, il grafismo si abbandona a
un gesto perseveratorio,
perché i lobi frontali non hanno più il potere di controllo e d’inibizione.
Stando a queste
verifiche, il ricercatore Nazzareno Palaferri, docente di grafologia olistica,
ha diagnosticato una
lesione da metastasi del lobo frontale e della formazione limbica. Il neurologo
non ha fatto altro che
confermare la diagnosi grafologica.
La grafologia matematica
Il Ministero della
Pubblica Istruzione Francese dette l’incarico a Binet di misurare, con una serie
di prove oggettive, le capacità intellettive degli alunni delle Scuole
Primarie. Le misurazioni dovevano discriminare le differenze intersoggettive
delle capacità sensoriali, di ragionamento, di giudizio, di attenzione, e più
in generale il livello d’intelligenza del bambino. La gran parte delle
operazioni di misura, connesse alle prove eseguite a quel tempo, furono poco
attendibili, sia per la loro capacità predittiva, sia per i presupposti da cui
partivano.
Il problema di
Binet era: studiare e misurare l’intelligenza con prove oggettive.
Alfred Binet, Direttore del
Laboratorio di Psicologia e Fisiologia alla Sorbonne, non trovando soluzione al
suo problema, dovette ripiegare verso la Psicologia differenziale, di
solito intesa come la Psicologia dei Test. I Test sono delle prove
oggettive, che gli Psicologi a cui attribuiscono valutazioni e punteggi, al
fine di indagare sulle capacità o sull’intelligenza o su qualche altro aspetto
del comportamento.
Michon e Crepieux
avevano già intuito che la Grafologia non era un’arte, ma una scienza di osservazione,
con le proprie basi, le proprie leggi e il proprio metodo razionale, come
qualsiasi altra
scienza. La Grafologia è
la scienza che studia, con maggior certezza, quando la scrittura è spontanea e
scorrevole, l’armonia del carattere dell’uomo. All’inizio era l’empirismo a
prevalere e
non poteva essere
diversamente per fondare le basi della grafologia; solo dopo lunghi tentativi e
ripetute verifiche, si è formata la scienza di osservazione.
Il carattere, secondo
Crepieux, è formato, qualitativamente, da tre grandi facoltà: intelligenza,
moralità e volontà. Ognuna di queste facoltà può essere ulteriormente
suddivisa, quantitativamente, in sei categorie di superiorità: nulle, deboli,
mediocri, sufficienti, superiori, molto superiori. Il giorno in cui si potrà
mettere un numero su un fenomeno mentale, con la misurazione di un fenomeno
fisiologico, sarà creata la Grafologia matematica.
Klages aveva scoperto
che il ritmo delle masse grafiche di uno scritto appartiene, senza alcun
dubbio, a una persona d’intelligenza superiore e rivela una certa originalità;
un campo grafico
privo di proporzione
ritmica rimane al di sotto del livello medio. Per Klages è molto semplice e non
c’è neppur bisogno di dire
che è tutta una questione di esercizio sapere quanti gradi si possono concepire
e utilizzare. Il principiante si accontenti di cinque gradi: uno per il livello
elevatissimo, due per il livello elevato, tre per il livello medio, quattro per
il livello basso, cinque per il livello bassissimo. I cinque gradi di
valutazione servono soltanto per rendere l’idea della visione intuitiva
del livello espressivo
della pienezza vitale che, del resto, è immediatamente reale e distinguibile
con
certezza.
Il primo vero ideatore
di un sistema di misurazione grafologica è stato Girolamo Moretti. Il
metodo morettiano è a base
dieci. La graduazione dieci rappresenta il massimo valore della misurazione,
difficilmente raggiungibile. I valori minimi sono prossimi allo zero. La
valutazione media, di cinque decimi, rappresenta la normalità. La
normalità è solo relativa e, per Palaferri, è la
media comune delle persone.
La normalità assoluta è, per Moretti, una meta cui ogni individuo cerca di
accostarsi il più possibile, ma è irraggiungibile.
Il Moretti, dopo aver
consultato le varie opere di Grafologia esistenti in commercio, ha seguito un
proprio metodo didattico progressivo, dalle basi elementari del tracciato
grafico, ai criteri
generali più complessi. Ha
definito la scrittura come la registrazione diretta delle funzioni del cervello,
ha ammesso di non essere preparato per affrontare tutte le sue applicazioni. Ha
definito la Grafologia come Scienza sperimentale, che dalla semplice figura
grafica di uno scritto rileva le tendenze innate o sortite da natura e ha
affermato che è l’unico mezzo umano per conoscere la passione predominante di
una persona.
La scrittura,
registrata da Marey come un grafogramma, è un sismogramma con movimenti
regressivi per costituire le lettere tonde e gli allunghi. È proprio il
movimento regressivo che distingue la grafia da ogni altro tipo di diagramma.
La variabilità dell’altezza della zona media del grafogramma indica
l’armonia, il ritmo e l’originalità della mano scrivente. Il Moretti è riuscito
a studiare e a misurare il
grafogramma nei minimi dettagli, ma talvolta in modo complicato e poco
coordinato. Il Palaferri
ritiene che, analizzandola attentamente e senza alterarla, può essere meglio
schematizzata o
semplificata.
Il metodo morettiano
individua ottantatre scritture grafologiche e con la matrice iniziale della
Scrittura CORSIVA forma una successione di ottantaquattro scritture
grafologiche. Ogni scrittura grafologica ha una definizione
originale che la distingue da tutte le altre, una breve descrizione
fisiologica che commenta ed evidenzia le caratteristiche qualitative e
la formula risolutiva che calcola la graduazione.
Il Moretti non ha
potuto utilizzare le moderne macchine calcolatrici per elaborare facilmente
divisioni di grandi numeri
con decimali, così come non ha potuto utilizzare i Rapporti Statistici,
a
quel tempo poco conosciuti.
L’abilità matematica del Moretti è, però, messa in evidenza dall’utilizzazione
delle frazioni, in apparenza molto semplici, ma in grado di misurare differenze
molto piccole, fino ai centesimi di millimetro. Il grande merito di Moretti è
stato quello di dare una
sequenza progressiva alle scritture
grafologiche: dai valori massimi ai valori minimi. Una progressione
matematica, con i metodi moderni, può essere facilmente trasformata in una formula.
Il gesto grafico spontaneo
di un grafogramma è un’infinita successione di simboli di varie misure e
la mano scrivente, anche se volesse, non ha la capacità di eseguire movimenti ripetutamente
uguali. I simboli tracciati presenteranno sempre delle difformità non volute,
che rientrano, statisticamente, nella
natura della variabile casuale. Il Rapporto tra il valore minimo e il valore
massimo calcola l’indice di variabilità unitaria.
L’indice di
variabilità unitaria moltiplicato per dieci fornisce le graduazioni a base
dieci, moltiplicato per cento indica la percentuale e moltiplicato per
trecentosessanta dà il valore in gradi.
La preoccupazione più
grande del Moretti è sempre stata quella di stabilire le basi del suo metodo
grafologico e codificarle in un Trattato. Un numero indice, ottenuto da
una formula o da un Rapporto statistico, è in grado di spiegare,
contemporaneamente, le caratteristiche qualitative e il comportamento di una
persona. Il metodo matematico morettiano ha posto un numero su un fenomeno
fisiologico creando la Grafologia matematica.
La grafia più semplice
da calcolare è la Scrittura CALIBRATA che, utilizzando il rapporto fra
il valore minimo e il valore massimo delle altezze delle lettere tonde, dà immediatamente
la graduazione esatta, le caratteristiche qualitative, la predisposizione professionale
del soggetto scrivente e l’esistenza o meno della Scrittura UGUALE e
della Scrittura DISORDINATA . La Scrittura disuguale metodicamente,
ampiamente studiata dal Palaferri, è una Scrittura particolare a scaglioni,
difficilmente rintracciabile nella pratica corrente, con una complessità di
calcolo delle disuguaglianze che non sempre porta a univoche graduazioni.
Le COMBINAZIONI
SEMPLICI e le COMBINAZIONI COMPLESSE sono calcolabili
con la sola Media
aritmetica delle scritture combinate. La Grafologia matematica morettiana,
con
i coefficienti
parametrici, permette di calcolare valenze di caratteristiche qualitative
difficilmente
confrontabili. Il TEMPERAMENTO
MORETTIANO può essere calcolato sia con valori numerici sia con un Areogramma
circolare. L’INTELLIGENZA MORETTIANA può avere un
suo valore confrontabile
con altri, oppure essere rappresentata con un diagramma cartesiano. Le TENDENZE
e ATTITUDINI e la PERSONALITA’ MORETTIANA possono essere
indicate con semplici percentuali.
La Grafologia
matematica morettiana, condensata in una formula, è totalmente oggettiva,
non ha bisogno di essere
interpretata, perché è più eloquente un numero di cento parole.
La Grafologia
matematica morettiana ha risolto il problema di Binet.