mercoledì 19 febbraio 2025

 Le graduazioni delle scritture grafologiche di Giacomo Leopardi, rilevati dal Moretti nel  “Trattato di grafologia”,  quando vengono inseriti in una  SCHEDA  GRAFOMETRICA  diventano importanti valori di riferimenti per una sintesi grafologica.

 

Carattere - Scritture sostanziali: Curva 6; Angoli A 3; Angoli B 3; Angoli C 4; Caricata 5; Intozzata  3; Larga tra lettere 5; Mantiene il rigo 6; Ascendente - Discendente 4; Contorta 3; Sinuosa 7; Scattante 3; Titubante 5; Ponderata 7. Modificanti: Merlata 5; Aste rette 5; Aste piegate in avanti 5; Calma 5;  Dritta 8, Filiforme 5; Fine 5; Ricci della sobrietà 3. Accidentali: Fluida 7; Vezzosa  5.  

Intelligenza - Scritture sostanziali: Larga di lettere 8; Larga tra lettere 5; Larga tra parole 5; Disuguale metodico 8; Sinuosa 7; Contorta 3, Minuta 5; Chiara 8; Nitida 6. Modificanti: Parca 9. Accidentali: Attaccata 8; Staccata 2. 

Giacomo  Leopardi è riflessivo (7); altruista (6), sicuro (6), sostenuto (8), spigliato (7); introspettivo (7); profondo (8), originale (8), spontaneo (7), distinto (6), essenziale (9), sintetico (8); benefattore (7), perspicace (6), pensieroso (6), approfittatore (6), romantico (6), sensuale (6); giudizioso (7), erudito (7), gioviale (7), comunicatore (7), preparato (7), concentrato (7), discreto (8), ottimista (7), socievole (7), leader(7).  

Conclusione di G. Luisetto Il Moretti raccontò là, davanti a casa di Leopardi, di avere un tempo contraddetto e preso di mira un sedicente grafologo, che aveva pubblicato un’analisi della grafia di Leopardi, che non corrispondeva a verità, perché ha narrato la vita di Leopardi e non ha fatto l’analisi della sua grafia. Il Leopardi era ottimista, e di quel pessimismo cui sono pervase le sue poesie fece una commedia d’arte.


TEMPERAMENTO
Giacomo Leopardi ha un giusto  temperamento di attesa (171° rispetto ai 180° teorici) dominato da un forte temperamento di cessione (83° rispetto ai 60° teorici) e di resistenza (75° rispetto ai 60° teorici) a scapito di un debole temperamento di assalto (31° rispetto ai 60° teorici).







    


Giacomo Leopardi ha una notevole intelligenza intuitiva (595 valenze) ed una buona intelligenza assimilatrice (289 valenze). Non possiede grandi valori per l’intelligenza di contraddizione (90 valenze) e per l’intelligenza influenzabile (49 valenze). Parallelamente, ha una notevole intelligenza creativa (859 valenze composte) ed una buona intelligenza reattiva (145 valenze composte) e intelligenza operativa (130 valenze composte). Non possiede grandi valori per l’intelligenza passiva (22 valenze composte




 


                       VALENZE    DELL’INTELLIGENZA




                   1070    valenze grafologiche di     G. Verdi (musicista)

                   1056    valenze grafologiche di     A. Manzoni (scrittore)

                   1042    valenze grafologiche di     A. Moro (politico)

                   1023    valenze grafologiche di     G. Leopardi (poeta)

                   1019    valenze grafologiche di     Tintoretto (pittore)

                   1018    valenze grafologiche di    G. Pecci (Leone XIII)

                     972    valenze grafologiche di     Napoleone (condottiero)

                     949    valenze grafologiche di     F.Corni (Industriale)

                     923    valenze grafologiche di     Don L. Milani (sacerdote)

                     915    valenze grafologiche di     G. Casanova (avventuriero)  

                     911    valenze grafologiche di     C. Colombo (navigatore)

                     875    valenze grafologiche di     E. Duse (attrice)

                     852    valenze grafologiche di     P. Giorgio (medico)

                     848    valenze grafologiche di     M.. Callas (cantante)

                     837    valenze grafologiche di     G. Leibnitz (matematico)

                     836    valenze grafologiche di    A. Righi (fisico)

                     827    valenze grafologiche di    G. Mendel (biologo)

                     813    valenze grafologiche di    E. De  Filippo (attore)

                     787    valenze grafologiche di     L. Lombardini (giudice)                    

                     783    valenze grafologiche di     J. F. Kennedy (politico)

                     772    valenze grafologiche di     S. Antonella (segretaria)       

                     762    valenze grafologiche di    S. Freud (psicanalista)

                     711    valenze grafologiche di     A. Sordi (attore)

                     693    valenze grafologiche di     L. van Beethoven (musicista)

                     681    valenze grafologiche di     M. Mariuccia (impiegata)

                     653    valenze grafologiche di     N. Sauro (dirigente)

                     611    valenze grafologiche di     A. Stefania (segretaria)

                     584    valenze grafologiche di     L. Giuseppina (parrucchiera)

                     577    valenze grafologiche di     G. Ombretta (laureata)

                     568    valenze grafologiche di     C. Petacci (segretaria)

                     559    valenze grafologiche di     G. Lodovico (avvocato)
                     509    valenze grafologiche di     V. Giulio (commerciante)

La grafologia matematica, condensata in una formula, è totalmente oggettiva, non ha bisogno di essere interpretata, perché è più eloquente un numero che cento parole. (Ilio William Barbieri)

mercoledì 4 marzo 2020

IL PROBLEMA DI BINET



Trovare valide misurazioni o prove sperimentali che potessero rilevare le capacità intellettive degli alunni? (Pagina 271)

RETRO COPERTINA

Il metodo morettiano individua ottantatre scritture grafologiche e, con la matrice iniziale della Scrittura CORSIVA forma una successione di ottantaquattro scritture grafologiche. Ogni scrittura grafologica ha una definizione originale che la distingue da tutte le altre, una breve descrizione fisiologica che commenta ed evidenzia le caratteristiche qualitative e la formula matematica che calcola la graduazione. Il metodo morettiano ha posto un numero su un fenomeno fisiologico creando la Grafologia matematica. La grafia più semplice da calcolare è la Scrittura  CALIBRATA che utilizzando il rapporto fra il valore minimo e il valore massimo delle altezze delle lettere dà immediatamente la graduazione esatta, le caratteristiche qualitative e la predisposizione professionale. Le COMBINAZIONI SEMPLICI MORETTIANE come le COMBINAZIONI COMPLESSE sono valutate con la sola Media aritmetica. La Grafologia morettiana, con i coefficienti parametrici ponderati, permette di calcolare le valenze di caratteristiche qualitative difficilmente confrontabili. Il TEMPERAMENTO MORETTIANO può essere rappresentato con un semplice Areogramma circolare. L’INTELLIGENZA MORETTIANA può avere un suo valore confrontabile con altri, oppure raffigurato con un diagramma cartesiano. Le TENDENZE le ATTITUDINI e la PERSONALITÀ MORETTIANA possono essere indicate con semplici percentuali. La Grafologia morettiana ponderata, condensata in una formula, è totalmente oggettiva, non ha bisogno di essere interpretata, perché è più eloquente un numero di cento parole. La Grafologia morettiana ponderata ha risolto il problema di Binet.
Per gli addetti ai lavori e per i principianti questo Prontuario   contiene  tutto  quello  che concerne  la  Grafologia  moderna. 

giovedì 18 ottobre 2018

RECENSIONE IV Edizione



                       
                                                          
                        Nell’epoca del digitale, della velocità, delle informazioni tanto fulminee e accattivanti quanto superficiali, si colloca decisamente controcorrente il poderoso tomo di Ilio William Barbieri.
                        L’opera, frutto non condensato di una vita di studio e di passione per la materia grafologica, si presenta articolata e complessa, indubbiamente caratterizzata dalla tensione enciclopedica di non voler trascurare nulla dello scibile grafologico. E non solo.
                        Grafologia matematica ponderata, come lascia intuire il titolo, è un manifesto di entusiastica adesione a metodologie e tecniche grafometriche poiché si propone, come intento dichiarato in premessa, la formulazione di dimostrazioni matematiche derivanti dalle teorie grafologiche morettiane.
                        Nel testo possiamo ritrovare le seguenti affermazioni:
-        I successi della scienza moderna dipendono da una progressiva riduzione del contenuto qualitativo rispetto alla misurazione quantitativa; il metodo matematico serve a determinare le regole della grafologia.
-        Il fattore matematico, da una parte dona scientificità alla materia e, dall’altra, toglie ogni interpretazione soggettiva dell’esaminatore.
-        La matematizzazione della grafologia è certamente un elemento indispensabile per la scientificità della materia.
                        Il desiderio di disporre di uno strumento che, come una lente, corregga lo sguardo dell’osservatore, tendendo alla pura e incontaminata oggettività, è al tempo stesso attraente quanto emblematico di una intrinseca distorsione gnoseologica.
                        Non ci sono dubbi sul fatto che la grafometria sia un plus della grafologia morettiana rispetto ad altre metodologie nel fornirci criteri di misurazione trasmissibili, conforto nella confrontabilità dei risultati, standardizzazione di alcuni processi applicativi.
                        Né sussistono dubbi sul fatto che sia uno degli strumenti che conferisce forza scientifica allo studio della scrittura, data la definizione non solo qualitativa ma anche quantitativa del segno, unita alla sistematizzazione classificatoria e di rielaborazione normativa e statistica, le quali hanno complessivamente la potenzialità di sostenere come fondamenta le affermazioni che andiamo a formulare. Ma è su ogni piano la disciplina grafologica in grado di fornire risposte costantemente rigorose, risultati sempre esatti, misurabili, riproducibili ed esprimibili in modo identico, analitico ed oggettivo?
                        Per rispondere a questa domanda dobbiamo necessariamente inquadrare il problema in una prospettiva più estesa. Parlare di scienze dell’uomo, tra le quali la grafologia necessariamente rientra, comporta una presa di posizione teorica rispetto ai concetti generali di scienza e di scientificità. Si tratta infatti sia di arrivare a stabilire quali discipline possano considerarsi propriamente scientifiche, ma anche di quali requisiti debbono essere in possesso la scienza e la scientificità per potersi adeguatamente riferire, oltreché alle discipline riguardanti la natura e il mondo fisico, a quelle concernenti l’umano.
                        Molte menti eccellenti del Novecento sono giunte a considerare deprecabile e miope il primato assegnato alla razionalità classica, con la sua idolatria dell’esattezza e del rigore, nonché l’uniformazione di tutte le scienze in chiave fisicalista, poiché ogni scienza è legata alla peculiarità dell’oggetto cui si indirizza il suo campo di ricerca.
                        Questa riflessione ha contribuito a rendere maggiormente sfumati gli stessi confini fra le scienze della natura e quelle dell’uomo, poiché per entrambe viene messa in discussione la sicurezza resa da una razionalità a un tempo intransigente, monolitica e illusoria nella sua ingenua pretesa di farsi garante di un’oggettività non perturbata da fattori di coinvolgimento di alcun genere.
                        Le controversie vive sullo status scientifico della grafologia, i dibattuti tentativi di dimostrare incontrovertibilmente l’affidabilità o di attribuirle un riconoscimento ufficiale restituiscono immediatamente la percezione che nel lavoro di inquadramento, nei rigori che caratterizzano tipicamente altri tipi di scienze non ci sia nulla di definitivo o di scontato. Come è altrettanto evidente che la mancata dimostrazione secondo un certo tipo di standards metodologici non sia d’altro canto sinonimo tout court di mancata validità.
                        E di quanta validità, profondità e successo abbia la loro disciplina nel descrivere le sfaccettature del mondo umano, che i grafologi hanno costantemente riscontro nelle loro pratica quotidiana. Già Pascal contrappose l’esprit de finesse all’esprit de geometrie, denunciando come i peccati contro il primo contrappongono gli eccessi di codificazione, di formalizzazione e la perfezione geometrica delle argomentazioni ineccepibili e stringenti che portano a conclusioni non discutibili.
                        Per la riuscita delle applicazioni grafologiche serve dunque più finezza o più geometria? Sicuramente geometria secondo l’impostazione speculativa che  Ilio  William Barbieri propone. Grafologia matematica ponderata è concepito come un manuale che prende in esame un po’ tutte le tematiche grafologiche: storia, scuole, vita e opere del maestro Moretti, con le sue scelte concettuali, nozioni su temperamenti, caratteri, attitudini, tendenze. Nella prima parte del testo si introducono i presupposti della grafologia scientifica e se ne descrivono le applicazioni matematiche, geometriche combinatorie sviluppate dallo studioso modenese. La seconda metà del testo entra invece nell’analisi descrittiva dettagliata dei segni (che l’autore chiama scritture grafologiche), declinandoli rispetto alle funzioni dell’intelligenza, del sentimento, delle attitudini.
                        Se non si può non riconoscere con ammirazione la capacità di approfondimento teorico e applicativo, lo sforzo tassonomico e la mole del patrimonio conoscitivo che l’autore ha messi in campo in questa sua elaborazione, bisogna dire che essi risultano tuttavia piuttosto ardui da affrontare, anche per gli addetti ai lavori.
                        Tantissime sono le informazioni contenute, ma a volte non distinte con evidenza per argomento né agevolmente fruibili, o perché inserite in diffuse stesure discorsive, o perché rese sotto forma di formule o tabelle per la cui idonea comprensione è necessaria sia una mediazione che una certa disciplina di apprendistato e metabolizzazione.
                        Una ulteriore barriera per il lettore che si approcci con un normale grado di motivazione e curiosità è il fatto che  Ilio William  Barbieri  ha compiuto un personale percorso che lo ha portato a rivisitare la didattica morettiano, coniando una propria nomenclatura e addentrandosi in tecnicismi che ne rappresentano le specifiche applicazioni.
                        Curiosamente le analisi grafologiche riportate nella parte terminale del testo sono prive del riscontro delle immagini delle scritture corrispondenti.
                        Il volume è corredato da un  CD  ROM  contenente un software applicativo per il calcolo e l’associazione dei valori numerici da rilevare.
                        Lavoro meticoloso e talvolta criptico, il suo intenso sforzo di esaustività e puntualità pesa sull’efficacia dell’esposizione, rendendo difficile per il lettore coglierne appieno la ricchezza dei contenuti e dei relativi riscontri applicativi. 
Rubriche   A. G. I. 
Associazione Grafologica Italiana 
 Cristiana Dallari
              

RECENSIONE II Edizione



                                  
                                  
                        Dopo aver personalmente esaminato e utilizzato, nei limiti delle mie possibilità, la prima Edizione dell’opera di Ilio William Barbieri, professore di matematica per le scuole medie e superiori, ho voluto sottoporlo ad insigni operatori di questo settore, che esaurientemente me ne hanno confermato la validità, anche per il carattere innovativo rispetto ad altre pubblicazioni del settore.
                        L’Autore stesso ha gentilmente riveduto e aggiornato la seconda Edizione sulla base delle esperienze e sperimentazioni condotte in questi anni.
                        La personale esperienza di docente di pedagogia, psicologia, scienze della educazione e di dirigente scolastico di lungo corso, ed il conforto degli esperti  nel settore di applicazione della Grafologia alle scienze dell’educazione, hanno condizionato la mia convinzione che quest’opera possa essere uno strumento fondamentale per:
-        grafologi e cultori di scienze grafologiche in tutte le sue forme e teorie;
-        psicologi, pedagogisti e studiosi delle scienze dell’uomo;
-        docenti di allievi di ogni ordine e grado;
-        medici e psichiatri che si occupano di persone di ogni età e condizione;
-        operatori di servizi socio educativi in comunità di recupero e di inserimento;
-        sacerdoti che si trovano a dover affrontare problematiche d’inserimento;
-        addetti alla selezione del personale, in ogni tipo di selezione, per ottimizzare le scelte delle assunzioni, per migliorare i rapporti di vita in gruppi di lavoro e per scegliere la persona più adatta da responsabilizzare verso gli altri lavoratori.
            Le statistiche parlano chiaro: sono sempre più numerose le persone, di ogni età e condizione, che in questa nostra società del cambiamento continuo e spesso imprevedibile si vengono a trovare in gravi difficoltà di integrazione sociale, affettiva, culturale, anche nell’ambito della famiglia stessa, oltre che della comunità sociale e civile.
            A ciò vorrei aggiungere che la presente pubblicazione, rispetto ad altre ampiamente diffuse, si caratterizza e si qualifica per il rigore scientifico, che è tale da aver suscitato nello scrivente e negli esperti che hanno sperimentato la prima Edizione, l’idea che le basi scientifiche della psicologia possono essere individuate nella Grafologia Matematica Morettiana. Su questa linea è possibile individuare e definire in termini scientifici e porgere orientamenti e supporti significativi a coloro, sempre più diffusi nell’attuale società, che hanno bisogno di conoscere il temperamento, l’intelligenza, il carattere e la personalità di un individuo. 

Il curatore della Seconda Edizione dell’Opera   
 Edizioni     C. P. E. 
Centro  Programmazione  Editoriale 
Ercole Baraldi

lunedì 20 marzo 2017

G R A F O L O G I E



Origine  della  grafologia


In tutti i tempi, gli uomini hanno sempre desiderato conoscere il prossimo, vale a dire ciò che costituisce l’elemento stabile del comportamento di un’altra persona, il suo modo di essere abituale, la sua intraprendenza, il suo coraggio, la sua sincerità  e, non ultimo, la sua capacità di mantenere la parola data. I primi accenni concernenti lo studio della persona risalgono all’antico Egitto. I Sacerdoti, consultando le Sacre Scritture, pare si siano interessati a conoscere l’intima natura del personaggio posto davanti al Faraone, sia amico sia nemico, e con i mezzi a loro disposizione, dovevano scoprire tradimenti e congiure, individuare i personaggi di fiducia, come Giuseppe, o i capipopolo, come Mose.
Dai tempi più antichi si notò che gli scritti di una persona erano molto simili a se stessi, si differenziavano da tutti gli altri e potevano fornire delle indicazioni per riconoscere l’autore. Aristotele, Dionigi di Alicarnasso, Demetrio di Falero e il poeta Menandro, rivolsero la loro attenzione al modo diverso di scrivere delle persone in rapporto al loro carattere.
Gaio Tranquillo Svetonio, al servizio di Adriano, divenuto magister epistolarum, carica che gli permetteva di consultare gli archivi del pretorio, ebbe per le mani molti documenti originali, da esaminare per scrivere le sue molteplici opere storiografiche, come “De Viris illustribus” ed anche “Vitae XII imperatorum”. Svetonio, più che uno storico, è stato un archivista diligente e scrupoloso, ha avuto il gusto della notizia in se stessa e spesso ha scritto anche aneddoti piccanti. In particolare, descrivendo gli avvenimenti della vita degli Imperatori, ha riportato alcune note sui segni alfabetici abitualmente adoperati dai romani nella corrispondenza pubblica e privata e acute osservazioni sulla scrittura di Augusto.
Bisogna saltare tutto il Medioevo e il Rinascimento per trovare un vero e approfondito studio sul rapporto tra il carattere dell’uomo e la sua scrittura. Il suo cammino fu iniziato da Prospero Aldorisio che, con un breve saggio “Idengraphicus nuntius , annunciò lo studio delle idee attraverso il grafismo della scrittura. Pressappoco nello stesso periodo, il medico e professore bolognese Camillo Baldi ha approfondito lo studio tra il carattere dell’uomo e la sua scrittura ed ha pubblicato, a Carpi di Modena, i risultati delle sue osservazioni in un interessante “Trattato come da una lettera missiva si cognoscano la natura e qualità dello scrittore”. In questo libretto analizza una lettera destinata al Duca di Lerma e, dal modo di scrivere, intravvede il rapporto esistente tra la scrittura e il carattere. Baldi, nella sua analisi, applica il principio pars pro toto, sulla base del vecchio proverbio: riconoscere il leone dall’unghia.
In modo del tutto indipendente, Marco Aurelio Severino, medico calabrese nell’Ateneo di Napoli, scrisse un trattato intitolato “Vaticinator, sive Tractatus de divinazione litterali ”, ossia la capacità di predire le intenzioni delle persone attraverso la scrittura, ma il manoscritto non fu mai dato alla stampa. Anche Leibnitz e Grohmann hanno contribuito a dimostrare che il carattere dell’uomo si trova nella sua scrittura. Goethe, probabilmente, conobbe il libro di Grohmann; infatti, in una lettera a Lavater parla dello studio della scrittura come di una cosa conosciuta.
Johann Kaspar Lavater, appassionato di fisiognomica e di tutto ciò che riguarda le manifestazioni esterne del carattere dell’uomo, seguì il consiglio di Goethe, collezionò autografi e dedicò molte pagine allo studio della scrittura. Il teologo svizzero ideò un sistema per stabilire l’analogia tra il linguaggio, l’incesso e la scrittura. Tutti i tentativi di stabilire una reale concordanza tra la fisionomia e le attitudini di una persona fallirono miseramente, ma la scoperta del chirurgo e antropologo francese Paul Broca, sugli impulsi del linguaggio articolato, che risiedono nella terza circonvoluzione frontale sinistra del cervello, ha riaperto il dibattito spingendo molti studiosi a riprendere le ricerche sulla frenologia.
La teoria frenologica di Gall, Spurzheim e Combe mettono in relazione le facoltà mentali con una porzione cerebrale situata in una determinata regione del cervello.
L’antropologo, psichiatra e criminologo, Cesare Lombroso, studiando il cranio del brigante Vilella, riscontrò che al posto della cresta occipitale c’era una fossetta, simile a quella che si osserva nelle scimmie antropoidi. Il Lombroso sostenne che alcune forme criminali derivassero da un ritorno all’istintività incontrollata di quei lontani progenitori e che rendevano possibile l’identificazione del delinquente. La fossetta cranica porta al crimine e la protuberanza alla genialità. Da ciò derivano le espressioni volgari: avere il bernoccolo della musica, il bernoccolo della matematica, il bernoccolo degli affari.
Le fortissime ostilità, che suscitarono le teorie frenologiche, furono determinate dalla esagerata importanza data all’elemento morfologico e dalla preoccupazione che la fisiognomica  portasse alla perdita di ogni capacità autodecisiva fino al fatalismo biologico.
Alfred Binet, che allora dirigeva il Laboratorio di Psicologia fisiologica alla Sorbona, fu incaricato, dal governo francese, di studiare, dal punto di vista antropologico, l’intelligenza degli alunni delle scuole elementari allo scopo di individuare i bambini ritardati per destinarli ad apposite classi. Centinaia di misurazioni della scatola cranica, come allora si usava, non fornirono i risultati sperati. Sorgeva il problema di Binet: trovare valide misurazioni o prove sperimentali che potessero rivelare le capacità intellettive dei bambini.
Fu allora che Binet ideò un metodo pratico per la valutazione dell’intelligenza sulla base di reattivi, organizzati in una scala metrica, in corrispondenza alle varie età. Il concetto animatore era quello di stabilire un gruppo di reattivi statisticamente superati dalla maggioranza dei ragazzi di ciascun’età. Per esaminare un ragazzo lo si sottoponeva alle prove corrispondenti alla sua età cronologica e, dal numero delle prove superate, veniva determinata l’età mentale. Il rapporto fra età mentale e l'età cronologica costituiva il quoziente d’intelligenza.  
Le prove erano adeguate all’età dei bambini. I più piccoli, per rientrare nella norma, dovevano superare almeno la metà delle prove come: indicare il proprio naso e la bocca, ripetere due cifre semplici, elencare gli oggetti contenuti in un’illustrazione, dire il proprio nome e cognome e, per i più grandicelli, prove più complesse. Binet, in collaborazione con Simon, ha perfezionato il metodo d’indagini costruendo la “Scala metrica dell’intelligenza”, che fornì ottimi risultati e rimase famosa come il “Test di Binet-Simon”.
Fra le numerose versioni dei test mentali, la più diffuso nel mondo è, molto probabilmente, la “Scala di Stanford-Binet ”. Lo studioso L.M. Terman, dell’Università statunitense di Stanford, ha costruito, con l’applicazione dei “Test di Binet-Simon”, il rapporto fra l’età mentale e l’età cronologica moltiplicato per cento. I soggetti che avevano un rapporto vicino a cento erano nella normalità, gli altri potevano essere inferiori o superiori alla norma. Il rapporto di “Stanford-Binet ” è conosciuto con la sigla QI o “Quoziente d’intelligenza”, ma tutti i test mentali non potevano, nel modo più assoluto, risolvere il problema di Binet.
Il Dott. Moreau de la Sarthe e l’abate H. Flandrin, maestro dell’abate Michon, rispolverando le teorie del Lavater, tentarono di salvare alcune osservazioni veramente acute sulla scrittura e Jean Hippolyte Michon, predicatore, scrittore e giornalista, raccolse per lunghi anni, una gran quantità di scritture che ordinò sistematicamente nell’opera “ Système de Grafologie, l’art de connaitre les hommes d’après leur écriture”.
Il termine Grafologia, non troppo felice e non il primo, né l’ultimo in ordine storico, dato allo studio della scrittura, ha il pregio di essere molto chiaro. Anche se forse è prematuro parlare della cosiddetta grafologia come di una scienza, i dati raccolti dai cultori di questa disciplina sono indubbiamente notevoli e spesso utilissimi dal punto di vista pratico.
L’opera del Michon costituì il primo esempio di trattazione sistematica della scrittura, perché cominciò a porre le basi di una metodologia scientifica per lo studio della Grafologia. L’Abate Michon ha il merito indiscutibile di aver fatto della grafologia una scienza ragionata, stabilendo dei principi e delle leggi e, con la teoria dei segni fissi, ha gettato le basi per successivi approfondimenti della materia, guadagnandosi il titolo di padre della grafologia.

La  grafologia  classica 


La grafologia classica, dell’Abate Michon, ha avuto un notevole sviluppo e un’immensa fortuna, non solo in Francia, ma in tutto il mondo. La scrittura, infatti, come indice del comportamento dell’uomo, è l’espressione della sua interiorità, sentimenti ed emozioni. La base teorica della grafologia classica comporta due diversi rami di studi: i segni e le risultanti.
            I segni sono presi dal contesto della scrittura, dove si considera l’altezza, la larghezza, l’inclinazione, la regolarità delle lettere e delle finali. L’intento è di attribuire la giusta scrittura alle persone: la scrittura calma a persone calme e ponderate, la scrittura bizzarra agli originali e la scrittura confusa ai confusionari. I piccoli indizi della scrittura non hanno valore se non si possono collegare con le caratteristiche dominanti della scrittura.
            Le risultanti sono frutto di un’osservazione più elevata e del tutto speculativa. La loro acquisizione dipende molto dalla capacità di penetrazione del grafologo.
            La legge universale è che ogni segno deve essere interpretato indipendentemente  dagli altri segni secondo due principi: i segni fissi e i segni negativi.
            I segni fissi sono pensati da una mente che ha delle caratteristiche qualitative di un certo genere e non si potrebbe manifestare mai in un modo diverso, come succede per la scrittura degli egoisti che presenterebbe comunque i segni dell’egoismo, mai quelli della generosità.
            I segni negativi sono indicati dall’assenza di un segno che indica una certa caratteristica. La mancanza di un segno consente di concludere la presenza del segno opposto. La mancanza dei segni della franchezza qualificherebbe mentitrice la persona scrivente.
Michon ha pubblicato il periodico “ La Graphologie ”, per divulgare il suo sistema basato sui segni fissi, e poi ha fondato la “ Société de Graphologie de Paris”. Il substrato di riferimento non è pienamente condivisibile, anzi molto contrastato, perché la scrittura è considerata come qualcosa di statico, e la fissità dei segni ha una corrispondenza troppo rigida fra il segno grafico e il suo significato.
Il contributo dato da Michon, però, non può essere trascurato perché ha lasciato un gran numero di osservazioni, le quali sono servite di base per studi più sperimentali.
Il vero caposcuola della grafologia francese è Jules Crepieux-Jamin. La seconda parte del cognome è quello della moglie, che Jules Crepieux ha aggiunto al suo a titolo affettivo e non di coautore. Sottovalutato da bambino per la sua timidezza, ha conseguito buoni risultati nel campo dell’apicoltura, orologeria e odontoiatria, ma soprattutto è stato un grande osservatore e collezionista. Originario di Ginevra, si stabilì a Reims.
La famosa lettera di Goethe a Lavater, pubblicata sul periodico “ La Graphologie ”, esprimeva molti dubbi sulla consonanza tra scrittura e personalità,  ma lo invitava, amichevolmente, a raccogliere con passione del materiale grafico di personaggi illustri. Crepieux, con il suo istinto di collezionista, accolse favorevolmente l’idea e, in poco tempo, raccolse tante scritture da non sapere più dove metterle e come conservarle. Divenuto presidente della “Sociètè de Graphologie”, il problema della sistemazione delle sue scritture e di quelle ereditate da Michon divenne talmente importante da studiare un metodo di lavoro per la classificazione dei manoscritti.
Michon e Crepieux raggiunsero una tale risonanza da essere conosciuti, come eminenti grafologi, non solo dai cultori della materia, ma anche dal vasto pubblico dei curiosi. Infatti, dopo il “Jaccuse! ” di Emile Zola, sul caso Dreyfus, la moglie e il fratello del capitano incaricarono Crepieux e altri undici grafologi affinché difendessero il condannato. Tutti concordemente dichiararono che il capitano Dreyfus non poteva ritenersi autore del “Bordereau”. Il grave errore di Bertillon, Charavay e Teyssonnières si deve al metodo segnaletico descrittivo o grafonomico e all’assoluta incompetenza dei periti calligrafi in materia di comparazione di scritture.  
Crepieux, in contrapposizione alla grafologica statica di Michon, ha formulato una propria teoria grafologica, fondata sulla dinamica dei “piccoli gesti ”, dove la fisiologia è la vera base della grafologia e per trasmettere le impressioni sensoriali al cervello occorre un fedele servitore, il sistema nervoso, che non si limita a portare notizie al di fuori, ma secondo la volontà, eccita i muscoli, obbliga a contrarsi e a produrre un movimento: il gesto. La mano e le braccia compiono una grande quantità di gesti. Tra tutti gli usi per i quali serve la nostra mano, nessuno richiede  movimenti più delicati e complessi come la pittura, il disegno e la scrittura.
La scrittura, all’inizio, è un disegno più o meno grossolano, che pian piano, con un processo volontario, acquista un’abilità precisa, completa e soddisfacente, sempre in rapporto di intensità con il sentimento che lo produce ed in rapporto di qualità con il carattere. La persona accurata si manifesta attraverso l’ordine, la persona avara ha una scrittura stretta e serrata, il prodigo, invece, scrive tre parole in una riga senza preoccupazione. La persona piena di tenerezze ha la scrittura inclinata e la persona agitata scrive in modo rapido e nervoso.
A volte questi rapporti sono così evidenti che il movimento scrittorio suscita l’idea della mimica dello scrivente. Una scrittura molto lenta e con un tracciato difettoso è indice d’ignoranza, d’inattività, di uno stato d’inferiorità. La rapidità della scrittura, che si può raggiungere solo con una certa cultura dello spirito, è indice di superiorità almeno relativa.
La scrittura presuppone una lingua comune per parlare e la parola è una qualità propria dell’uomo e un ricco oggetto d’indagine e di significato. Alla parola si può aggiungere la scrittura, con la differenza che la parola svanisce immediatamente, mentre la scrittura rimane nel tempo e nello spazio, con il suo valore artistico e culturale. La scrittura è un patrimonio permanente e indistruttibile con tutte le sue caratteristiche, controllabile e verificabile.
L’enorme quantità di scritture raccolte da Crepieux doveva essere ordinata e classificata con criteri semplici ed efficaci. Crepieux, da grande esperto, ha abbandonato la formula mistica del Michon: “È l’anima che scrive e parla direttamente”, per considerare la scrittura come una successione fisiologica di gesti ridotti a generi, specie e modi.
I generi sono la riduzione severa dei segni generali, un capitolo della fisiologia secondo sette movimenti irriducibili, che per eliminazione sono: velocità, pressione, forma, dimensione, continuità, direzione e ordinamento.
Le specie sono le qualità particolari di ogni genere. La scrittura rapida, lenta, accelerata, precipitosa, fanno parte del genere velocità. Le specie conosciute sono oltre duecento, ognuna ha la sua terminologia, la sua storia ed è stata oggetto di particolari esperienze.
Il modo è una manifestazione della specie considerata in sottordine. È il piccolo segno della grafologia, ma rappresenta tuttavia la particolarità della specie. È la piccola e fugace manifestazione della specie, che a volte fornisce interessanti dettagli, conferma i risultati ottenuti, oppure ne modera la portata.
La grafologia, partendo dall’enunciato del Michon, non è un’arte ma una scienza di osservazione, che si basa su principi fisiologici sicuri, con le sue leggi, il suo metodo sperimentale e le sue tecniche. Crepieux vede lo scritto ripartito in masse grafiche, tra loro collegate e interagenti, che costituiscono un complesso armonico o disarmonico in proiezione dell’armonia o della disarmonia interiore dello scrivente.
La scrittura ha un’armonia di cui il grafologo decompone gli accordi, per ricomporli sotto un’altra forma. I segni della scrittura non hanno dunque un valore assoluto, perché possono essere modificati da altri. Se sono della stessa famiglia ne accrescano il significato, mentre al contrario lo riducono se hanno una certa diversità. Quando un segno non è ripetuto, deve essere considerato come non esistente. 
Crepieux ha demolito la teoria insostenibile dei segni fissi di Michon ed ha eretto un edificio nuovo, ma difettoso, perché lascia un margine troppo ampio all’intuito e alla sensibilità del grafologo, che a volte, è più fecondo di quello dello scrivente.

La grafologia olistica 


Il razionalismo cartesiano ebbe, al suo primo apparire, un notevole influsso in tutto il mondo
accademico, specialmente nell’Italia meridionale, ma è pur vero che il critico più acuto della nuova
filosofia fu proprio il napoletano Giambattista Vico.
Cartesio, chiamato anche il padre della filosofia moderna, per aver visto nel metodo matematico la via più rigorosa per giungere a verità, esprime il convincimento di poter trovare la verità, l’unica e la sola verità dimostrata. È la verità che si sottrae al dubbio metodico e che può essere estesa a tutti i dati della conoscenza. Questa verità è la conseguenza al pensiero matematico,
che nella sua espressione più volgare recita: “Cogito, ergo sum”.
La filosofia cartesiana ha portato alla drastica separazione tra spirito e materia, escludendo
tassativamente che esista un’influenza della mente sul corpo. Le parti del corpo debbono essere considerate come degli organi materiali distaccati dalla mente, possono essere dissezionati e studiati
singolarmente senza remore: cosa prima impensabile, perché considerato sacrilegio.
La Forge e Malebranche hanno visto, nella filosofia cartesiana, l’idealismo e lo spiritualismo. Voltaire e Newton hanno dato un’interpretazione completamente diversa: il razionalismo materialistico e meccanicistico. Il meccanicismo estremo di Pavlov arriva a sostenere
che sono giunti i tempi in cui l’uomo deve essere considerato come una macchina.
Jung, senza ricadere nell’errore dell’epoca precartesiana e in contrasto con Freud e il meccanicismo, è stato il primo a uscire dal concetto materialistico dell’uomo: spirito e sentimento sono entità essenziali dell’intera personalità.
La medicina olistica ricerca scientificamente l’unità della personalità umana, dove cervello
e soma sono reciprocamente in diretta dipendenza, e sente il dovere di utilizzare tutti gli strumenti scientificamente atti a identificare la globalità dell’uomo. Questo spiega il vivo interesse
della medicina olistica verso la grafologia. La grafologia ha una notevole possibilità d’indagine immediata, sia sulla biotipologia temperamentale, sia sulla caratteriologia della persona.
La scienza classica interpreta i sistemi complessi dividendoli in tante parti e studia separatamente le singole proprietà. La divisione in moduli è una sorta di riduzionismo, che può portare all’errore, perché può esistere una differenza qualitativa tra la totalità del sistema e la somma delle sue parti. La scienza olistica è un paradigma che enfatizza lo studio dei sistemi complessi nella loro totalità, non riconducibile alla semplice somma delle sue parti componenti.
Le leggi di Lurija confermano il principio di totalità: ogni espressione settoriale, così come
ogni funzione, attività e sintomi, non possono essere considerati a sé stanti e non prescindono mai
dall’intero sistema. Non è detto che la scrittura, nella sua autoregistrazione, non possa rilevare manifestazioni patologiche, che spesso sfuggono ad altre indagini cliniche, come malattie psicosomatiche, stress patologici e tensioni ansiogene.
La scrittura è uno dei comportamenti cerebrali più complessi e, come sostiene Lurija, è un’autentica e complicata encefalografia, dove non s’interpone alcuna apparecchiatura tra l’attività
motoria dei muscoli e il sistema nervoso centrale. L’analisi grafologica, secondo Vels, è di utilità incalcolabile per il medico, perché è in grado di diagnosticare la malattia e seguirne il suo decorso. Molte malattie psicosomatiche possono essere individuate dal medico e dal grafologo con la scrittura, basta esaminare il tracciato come un clinico fa con l’elettroencefalogramma.
Crepieux aveva osservato che alcuni segni grafologici, come la scrittura discendente e la scrittura fangosa, potevano essere indici di alcune malattie o disturbi del sistema nervoso. Del Torre aveva notato che l’interruzione anormale del tracciato grafico proveniva da un funzionamento irregolare del muscolo cardiaco. Moretti fonda il concetto di sanità e di malattia sulla tonicità del movimento grafico, in quanto espressione sia del tono grafico che del tono del carattere.
Hegar ha individuato nella pressione l’elemento costituzionale dell’individuo. La pressione
regolare, equilibrata e costante esprime il buon funzionamento dell’organismo. Al contrario, la    pressione irregolare, non equilibrata e non costante porta il segno di un cattivo funzionamento dell’intero organismo o di qualche suo organo.
La teoria del simbolismo spaziale di Pulver pone lo scrivente nel luogo dove si trova lo strumento scrivente, e muovendosi, condiziona ogni espressione del proprio comportamento, disegnando la sua natura interiore. Carton e Pecjak, con verifiche separate, hanno confermato che le quattro direttrici spaziali di Pulver più le diagonali definiscono la matrice biologica della scrittura, segnando un passo in avanti nella diagnostica grafologica.
Il medico e grafologo Sergio Deragna, libero docente alla L.U.M.S.A. di Roma, ha dimostrato che la grafologia è una neuroscienza: una scienza che studia la filosofia della mente e
del cervello. Corrado Bornoroni, Direttore dell’Istituto Superiore di Medicina Olistica presso l’Università degli Studi di Urbino, definisce la scrittura come una realtà clinica psicologica inconfutabile, come la registrazione dell’attività del sistema nervoso centrale e periferico, che rivela l’armonia e la disarmonia dei tre blocchi della funzione sistemica del cervello.
La grafologia ha il compito di considerare gli elementi costitutivi della personalità. Le scritture grafologiche morettiane sono delle tendenze psicofisiche che, se si presentano in forma
eccessiva, indicano aspetti psicologici e somatici non integrati nella personalità. Sono gli elementi
presenti in grado basso, che apparentemente sembrano non avere un significato particolare e che sono definiti dal Moretti come scritture accidentali.
Le scritture accidentali e le scritture molto deboli sono portatrici di piccole entità di energia
latente, che non alterano l’evoluzione del carattere. Gli elementi accidentali hanno la caratteristica
di mantenersi latenti sotto il peso del divenire, ma quando si manifestano con blocchi, stentatezze e
pressioni incontrollate, provocano pesanti squilibri psicofisici.
Attraverso lo studio della bioenergia è stato immaginato che nelle tre zone grafiche è simbolicamente rappresentato il corpo umano, con i suoi organi e le loro funzioni, pertanto è possibile considerare che ogni blocco, contorsione, condensazione, impastoiamento energetico, a seconda della zona grafica in cui si presentano, sono da considerare come malattie o possibilità di
malattie latenti di quegli organi e di quelle funzioni.
Il principio di unità energetico di Reich definisce che mente e corpo sono funzioni diverse,
ma agiscono l’una sull’altra con un continuo scambio energetico. Occorre un’energia vitale per far
girare le ruote della vita, e l’energia vitale è la bioenergia. Lowen rappresenta la doppia spirale avvolgente che provvede al continuo interscambio bioenergetico, e l’omino, nella sua integrità e unità psicosomatica, sovrapposto alle tre zone grafiche.
I tradizionali vettori grafologici pulveriani con le diagonali di Carton, racchiusi da due triangoli opposti e da due cerchi concentrici, sono gli elementi costitutivi della stella a sei punte di
Lowen. La stella a sei punte stilizza schematicamente il corpo umano nella posizione del neonato:
la parte alta rappresenta la testa, la parte centrale il torace, la parte bassa l’addome, le punte laterali
le braccia e le gambe e le due strozzature il collo e il diaframma.
La stella a sei punte, sovrapposta alla scrittura, individua, topologicamente, negli allunghi
superiori la testa e la complessità degli organi racchiusi nella scatola cranica, nelle lettere tonde il
torace con gli organi vitali, negli allunghi inferiori l’addome e tutti gli organi escretori, nei riccetti
elevati le braccia e nei filetti iniziali e nelle zampine finali le gambe.
Le verifiche di Lurija hanno dimostrato che è il lobo frontale a dare il via alle strutture delle
forme circolari. In caso di lesioni profonde del cervello in queste zone, il grafismo si abbandona a
un gesto perseveratorio, perché i lobi frontali non hanno più il potere di controllo e d’inibizione.
Stando a queste verifiche, il ricercatore Nazzareno Palaferri, docente di grafologia olistica,
ha diagnosticato una lesione da metastasi del lobo frontale e della formazione limbica. Il neurologo
non ha fatto altro che confermare la diagnosi grafologica.





La grafologia matematica

Il Ministero della Pubblica Istruzione Francese dette l’incarico a Binet di misurare, con una serie di prove oggettive, le capacità intellettive degli alunni delle Scuole Primarie. Le misurazioni dovevano discriminare le differenze intersoggettive delle capacità sensoriali, di ragionamento, di giudizio, di attenzione, e più in generale il livello d’intelligenza del bambino. La gran parte delle operazioni di misura, connesse alle prove eseguite a quel tempo, furono poco attendibili, sia per la loro capacità predittiva, sia per i presupposti da cui partivano.
Il problema di Binet era: studiare e misurare l’intelligenza con prove oggettive.
Alfred Binet, Direttore del Laboratorio di Psicologia e Fisiologia alla Sorbonne, non trovando soluzione al suo problema, dovette ripiegare verso la Psicologia differenziale, di solito intesa come la Psicologia dei Test. I Test sono delle prove oggettive, che gli Psicologi a cui attribuiscono valutazioni e punteggi, al fine di indagare sulle capacità o sull’intelligenza o su qualche altro aspetto del comportamento.
Michon e Crepieux avevano già intuito che la Grafologia non era un’arte, ma una scienza di osservazione, con le proprie basi, le proprie leggi e il proprio metodo razionale, come qualsiasi altra
scienza. La Grafologia è la scienza che studia, con maggior certezza, quando la scrittura è spontanea e scorrevole, l’armonia del carattere dell’uomo. All’inizio era l’empirismo a prevalere e
non poteva essere diversamente per fondare le basi della grafologia; solo dopo lunghi tentativi e ripetute verifiche, si è formata la scienza di osservazione.
Il carattere, secondo Crepieux, è formato, qualitativamente, da tre grandi facoltà: intelligenza, moralità e volontà. Ognuna di queste facoltà può essere ulteriormente suddivisa, quantitativamente, in sei categorie di superiorità: nulle, deboli, mediocri, sufficienti, superiori, molto superiori. Il giorno in cui si potrà mettere un numero su un fenomeno mentale, con la misurazione di un fenomeno fisiologico, sarà creata la Grafologia matematica.
Klages aveva scoperto che il ritmo delle masse grafiche di uno scritto appartiene, senza alcun dubbio, a una persona d’intelligenza superiore e rivela una certa originalità; un campo grafico
privo di proporzione ritmica rimane al di sotto del livello medio. Per Klages è molto semplice e non
c’è neppur bisogno di dire che è tutta una questione di esercizio sapere quanti gradi si possono concepire e utilizzare. Il principiante si accontenti di cinque gradi: uno per il livello elevatissimo, due per il livello elevato, tre per il livello medio, quattro per il livello basso, cinque per il livello bassissimo. I cinque gradi di valutazione servono soltanto per rendere l’idea della visione intuitiva
del livello espressivo della pienezza vitale che, del resto, è immediatamente reale e distinguibile con
certezza.
Il primo vero ideatore di un sistema di misurazione grafologica è stato Girolamo Moretti. Il
metodo morettiano è a base dieci. La graduazione dieci rappresenta il massimo valore della misurazione, difficilmente raggiungibile. I valori minimi sono prossimi allo zero. La valutazione media, di cinque decimi, rappresenta la normalità. La normalità è solo relativa e, per Palaferri, è la
media comune delle persone. La normalità assoluta è, per Moretti, una meta cui ogni individuo cerca di accostarsi il più possibile, ma è irraggiungibile.
Il Moretti, dopo aver consultato le varie opere di Grafologia esistenti in commercio, ha seguito un proprio metodo didattico progressivo, dalle basi elementari del tracciato grafico, ai criteri
generali più complessi. Ha definito la scrittura come la registrazione diretta delle funzioni del cervello, ha ammesso di non essere preparato per affrontare tutte le sue applicazioni. Ha definito la Grafologia come Scienza sperimentale, che dalla semplice figura grafica di uno scritto rileva le tendenze innate o sortite da natura e ha affermato che è l’unico mezzo umano per conoscere la passione predominante di una persona.
La scrittura, registrata da Marey come un grafogramma, è un sismogramma con movimenti regressivi per costituire le lettere tonde e gli allunghi. È proprio il movimento regressivo che distingue la grafia da ogni altro tipo di diagramma. La variabilità dell’altezza della zona media del grafogramma indica l’armonia, il ritmo e l’originalità della mano scrivente. Il Moretti è riuscito
a studiare e a misurare il grafogramma nei minimi dettagli, ma talvolta in modo complicato e poco
coordinato. Il Palaferri ritiene che, analizzandola attentamente e senza alterarla, può essere meglio
schematizzata o semplificata.
Il metodo morettiano individua ottantatre scritture grafologiche e con la matrice iniziale della Scrittura CORSIVA forma una successione di ottantaquattro scritture grafologiche. Ogni scrittura grafologica ha una definizione originale che la distingue da tutte le altre, una breve descrizione fisiologica che commenta ed evidenzia le caratteristiche qualitative e la formula risolutiva che calcola la graduazione.
Il Moretti non ha potuto utilizzare le moderne macchine calcolatrici per elaborare facilmente
divisioni di grandi numeri con decimali, così come non ha potuto utilizzare i Rapporti Statistici, a
quel tempo poco conosciuti. L’abilità matematica del Moretti è, però, messa in evidenza dall’utilizzazione delle frazioni, in apparenza molto semplici, ma in grado di misurare differenze molto piccole, fino ai centesimi di millimetro. Il grande merito di Moretti è stato quello di dare una
sequenza progressiva alle scritture grafologiche: dai valori massimi ai valori minimi. Una progressione matematica, con i metodi moderni, può essere facilmente trasformata in una formula.
Il gesto grafico spontaneo di un grafogramma è un’infinita successione di simboli di varie misure e la mano scrivente, anche se volesse, non ha la capacità di eseguire movimenti ripetutamente uguali. I simboli tracciati presenteranno sempre delle difformità non volute, che        rientrano, statisticamente, nella natura della variabile casuale. Il Rapporto tra il valore minimo e il valore massimo calcola l’indice di variabilità unitaria.
L’indice di variabilità unitaria moltiplicato per dieci fornisce le graduazioni a base dieci, moltiplicato per cento indica la percentuale e moltiplicato per trecentosessanta dà il valore in gradi.
La preoccupazione più grande del Moretti è sempre stata quella di stabilire le basi del suo metodo grafologico e codificarle in un Trattato. Un numero indice, ottenuto da una formula o da un Rapporto statistico, è in grado di spiegare, contemporaneamente, le caratteristiche qualitative e il comportamento di una persona. Il metodo matematico morettiano ha posto un numero su un fenomeno fisiologico creando la Grafologia matematica.
La grafia più semplice da calcolare è la Scrittura CALIBRATA che, utilizzando il rapporto fra il valore minimo e il valore massimo delle altezze delle lettere tonde, dà immediatamente la graduazione esatta, le caratteristiche qualitative, la predisposizione professionale del soggetto scrivente e l’esistenza o meno della Scrittura UGUALE e della Scrittura DISORDINATA . La Scrittura disuguale metodicamente, ampiamente studiata dal Palaferri, è una Scrittura particolare a scaglioni, difficilmente rintracciabile nella pratica corrente, con una complessità di calcolo delle disuguaglianze che non sempre porta a univoche graduazioni.
Le COMBINAZIONI SEMPLICI e le COMBINAZIONI COMPLESSE sono calcolabili
con la sola Media aritmetica delle scritture combinate. La Grafologia matematica morettiana, con
i coefficienti parametrici, permette di calcolare valenze di caratteristiche qualitative difficilmente
confrontabili. Il TEMPERAMENTO MORETTIANO può essere calcolato sia con valori numerici sia con un Areogramma circolare. L’INTELLIGENZA MORETTIANA può avere un
suo valore confrontabile con altri, oppure essere rappresentata con un diagramma cartesiano. Le TENDENZE e ATTITUDINI e la PERSONALITA’ MORETTIANA possono essere indicate con semplici percentuali.
La Grafologia matematica morettiana, condensata in una formula, è totalmente oggettiva,
non ha bisogno di essere interpretata, perché è più eloquente un numero di cento parole.
La Grafologia matematica morettiana ha risolto il problema di Binet.

  Le graduazioni delle   scritture grafologiche   di Giacomo Leopardi, rilevati dal Moretti nel  “Trattato di grafologia”,  quando vengono i...