giovedì 18 ottobre 2018

RECENSIONE IV Edizione



                       
                                                          
                        Nell’epoca del digitale, della velocità, delle informazioni tanto fulminee e accattivanti quanto superficiali, si colloca decisamente controcorrente il poderoso tomo di Ilio William Barbieri.
                        L’opera, frutto non condensato di una vita di studio e di passione per la materia grafologica, si presenta articolata e complessa, indubbiamente caratterizzata dalla tensione enciclopedica di non voler trascurare nulla dello scibile grafologico. E non solo.
                        Grafologia matematica ponderata, come lascia intuire il titolo, è un manifesto di entusiastica adesione a metodologie e tecniche grafometriche poiché si propone, come intento dichiarato in premessa, la formulazione di dimostrazioni matematiche derivanti dalle teorie grafologiche morettiane.
                        Nel testo possiamo ritrovare le seguenti affermazioni:
-        I successi della scienza moderna dipendono da una progressiva riduzione del contenuto qualitativo rispetto alla misurazione quantitativa; il metodo matematico serve a determinare le regole della grafologia.
-        Il fattore matematico, da una parte dona scientificità alla materia e, dall’altra, toglie ogni interpretazione soggettiva dell’esaminatore.
-        La matematizzazione della grafologia è certamente un elemento indispensabile per la scientificità della materia.
                        Il desiderio di disporre di uno strumento che, come una lente, corregga lo sguardo dell’osservatore, tendendo alla pura e incontaminata oggettività, è al tempo stesso attraente quanto emblematico di una intrinseca distorsione gnoseologica.
                        Non ci sono dubbi sul fatto che la grafometria sia un plus della grafologia morettiana rispetto ad altre metodologie nel fornirci criteri di misurazione trasmissibili, conforto nella confrontabilità dei risultati, standardizzazione di alcuni processi applicativi.
                        Né sussistono dubbi sul fatto che sia uno degli strumenti che conferisce forza scientifica allo studio della scrittura, data la definizione non solo qualitativa ma anche quantitativa del segno, unita alla sistematizzazione classificatoria e di rielaborazione normativa e statistica, le quali hanno complessivamente la potenzialità di sostenere come fondamenta le affermazioni che andiamo a formulare. Ma è su ogni piano la disciplina grafologica in grado di fornire risposte costantemente rigorose, risultati sempre esatti, misurabili, riproducibili ed esprimibili in modo identico, analitico ed oggettivo?
                        Per rispondere a questa domanda dobbiamo necessariamente inquadrare il problema in una prospettiva più estesa. Parlare di scienze dell’uomo, tra le quali la grafologia necessariamente rientra, comporta una presa di posizione teorica rispetto ai concetti generali di scienza e di scientificità. Si tratta infatti sia di arrivare a stabilire quali discipline possano considerarsi propriamente scientifiche, ma anche di quali requisiti debbono essere in possesso la scienza e la scientificità per potersi adeguatamente riferire, oltreché alle discipline riguardanti la natura e il mondo fisico, a quelle concernenti l’umano.
                        Molte menti eccellenti del Novecento sono giunte a considerare deprecabile e miope il primato assegnato alla razionalità classica, con la sua idolatria dell’esattezza e del rigore, nonché l’uniformazione di tutte le scienze in chiave fisicalista, poiché ogni scienza è legata alla peculiarità dell’oggetto cui si indirizza il suo campo di ricerca.
                        Questa riflessione ha contribuito a rendere maggiormente sfumati gli stessi confini fra le scienze della natura e quelle dell’uomo, poiché per entrambe viene messa in discussione la sicurezza resa da una razionalità a un tempo intransigente, monolitica e illusoria nella sua ingenua pretesa di farsi garante di un’oggettività non perturbata da fattori di coinvolgimento di alcun genere.
                        Le controversie vive sullo status scientifico della grafologia, i dibattuti tentativi di dimostrare incontrovertibilmente l’affidabilità o di attribuirle un riconoscimento ufficiale restituiscono immediatamente la percezione che nel lavoro di inquadramento, nei rigori che caratterizzano tipicamente altri tipi di scienze non ci sia nulla di definitivo o di scontato. Come è altrettanto evidente che la mancata dimostrazione secondo un certo tipo di standards metodologici non sia d’altro canto sinonimo tout court di mancata validità.
                        E di quanta validità, profondità e successo abbia la loro disciplina nel descrivere le sfaccettature del mondo umano, che i grafologi hanno costantemente riscontro nelle loro pratica quotidiana. Già Pascal contrappose l’esprit de finesse all’esprit de geometrie, denunciando come i peccati contro il primo contrappongono gli eccessi di codificazione, di formalizzazione e la perfezione geometrica delle argomentazioni ineccepibili e stringenti che portano a conclusioni non discutibili.
                        Per la riuscita delle applicazioni grafologiche serve dunque più finezza o più geometria? Sicuramente geometria secondo l’impostazione speculativa che  Ilio  William Barbieri propone. Grafologia matematica ponderata è concepito come un manuale che prende in esame un po’ tutte le tematiche grafologiche: storia, scuole, vita e opere del maestro Moretti, con le sue scelte concettuali, nozioni su temperamenti, caratteri, attitudini, tendenze. Nella prima parte del testo si introducono i presupposti della grafologia scientifica e se ne descrivono le applicazioni matematiche, geometriche combinatorie sviluppate dallo studioso modenese. La seconda metà del testo entra invece nell’analisi descrittiva dettagliata dei segni (che l’autore chiama scritture grafologiche), declinandoli rispetto alle funzioni dell’intelligenza, del sentimento, delle attitudini.
                        Se non si può non riconoscere con ammirazione la capacità di approfondimento teorico e applicativo, lo sforzo tassonomico e la mole del patrimonio conoscitivo che l’autore ha messi in campo in questa sua elaborazione, bisogna dire che essi risultano tuttavia piuttosto ardui da affrontare, anche per gli addetti ai lavori.
                        Tantissime sono le informazioni contenute, ma a volte non distinte con evidenza per argomento né agevolmente fruibili, o perché inserite in diffuse stesure discorsive, o perché rese sotto forma di formule o tabelle per la cui idonea comprensione è necessaria sia una mediazione che una certa disciplina di apprendistato e metabolizzazione.
                        Una ulteriore barriera per il lettore che si approcci con un normale grado di motivazione e curiosità è il fatto che  Ilio William  Barbieri  ha compiuto un personale percorso che lo ha portato a rivisitare la didattica morettiano, coniando una propria nomenclatura e addentrandosi in tecnicismi che ne rappresentano le specifiche applicazioni.
                        Curiosamente le analisi grafologiche riportate nella parte terminale del testo sono prive del riscontro delle immagini delle scritture corrispondenti.
                        Il volume è corredato da un  CD  ROM  contenente un software applicativo per il calcolo e l’associazione dei valori numerici da rilevare.
                        Lavoro meticoloso e talvolta criptico, il suo intenso sforzo di esaustività e puntualità pesa sull’efficacia dell’esposizione, rendendo difficile per il lettore coglierne appieno la ricchezza dei contenuti e dei relativi riscontri applicativi. 
Rubriche   A. G. I. 
Associazione Grafologica Italiana 
 Cristiana Dallari
              

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