Nell’epoca del digitale, della velocità,
delle informazioni tanto fulminee e accattivanti quanto superficiali, si
colloca decisamente controcorrente il poderoso tomo di Ilio William Barbieri.
L’opera, frutto non condensato di una vita di
studio e di passione per la materia grafologica, si presenta articolata e
complessa, indubbiamente caratterizzata dalla tensione enciclopedica di non
voler trascurare nulla dello scibile grafologico. E non solo.
Grafologia
matematica ponderata, come lascia intuire il titolo, è un manifesto di
entusiastica adesione a metodologie e tecniche grafometriche poiché si propone,
come intento dichiarato in premessa, la formulazione di dimostrazioni
matematiche derivanti dalle teorie grafologiche morettiane.
Nel testo possiamo ritrovare le seguenti
affermazioni:
-
I successi della scienza moderna dipendono da una progressiva riduzione
del contenuto qualitativo rispetto alla misurazione quantitativa; il metodo
matematico serve a determinare le regole della grafologia.
-
Il fattore matematico, da una parte dona scientificità alla materia e,
dall’altra, toglie ogni interpretazione soggettiva dell’esaminatore.
-
La matematizzazione della grafologia è certamente un elemento
indispensabile per la scientificità della materia.
Il desiderio di disporre di uno strumento
che, come una lente, corregga lo sguardo dell’osservatore, tendendo alla pura e
incontaminata oggettività, è al tempo stesso attraente quanto emblematico di
una intrinseca distorsione gnoseologica.
Non ci sono dubbi sul fatto che la
grafometria sia un plus della grafologia morettiana rispetto ad altre
metodologie nel fornirci criteri di misurazione trasmissibili, conforto nella
confrontabilità dei risultati, standardizzazione di alcuni processi
applicativi.
Né sussistono dubbi sul fatto che sia uno
degli strumenti che conferisce forza scientifica allo studio della scrittura,
data la definizione non solo qualitativa ma anche quantitativa del segno, unita
alla sistematizzazione classificatoria e di rielaborazione normativa e
statistica, le quali hanno complessivamente la potenzialità di sostenere come
fondamenta le affermazioni che andiamo a formulare. Ma è su ogni piano la
disciplina grafologica in grado di fornire risposte costantemente rigorose,
risultati sempre esatti, misurabili, riproducibili ed esprimibili in modo
identico, analitico ed oggettivo?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo
necessariamente inquadrare il problema in una prospettiva più estesa. Parlare
di scienze dell’uomo, tra le quali la grafologia necessariamente rientra,
comporta una presa di posizione teorica rispetto ai concetti generali di
scienza e di scientificità. Si tratta infatti sia di arrivare a stabilire quali
discipline possano considerarsi propriamente scientifiche, ma anche di quali
requisiti debbono essere in possesso la scienza e la scientificità per potersi
adeguatamente riferire, oltreché alle discipline riguardanti la natura e il
mondo fisico, a quelle concernenti l’umano.
Molte menti eccellenti del Novecento sono
giunte a considerare deprecabile e miope il primato assegnato alla razionalità
classica, con la sua idolatria dell’esattezza e del rigore, nonché
l’uniformazione di tutte le scienze in chiave fisicalista, poiché ogni scienza
è legata alla peculiarità dell’oggetto cui si indirizza il suo campo di
ricerca.
Questa riflessione ha contribuito a rendere
maggiormente sfumati gli stessi confini fra le scienze della natura e quelle
dell’uomo, poiché per entrambe viene messa in discussione la sicurezza resa da
una razionalità a un tempo intransigente, monolitica e illusoria nella sua
ingenua pretesa di farsi garante di un’oggettività non perturbata da fattori di
coinvolgimento di alcun genere.
Le controversie vive sullo status scientifico
della grafologia, i dibattuti tentativi di dimostrare incontrovertibilmente
l’affidabilità o di attribuirle un riconoscimento ufficiale restituiscono
immediatamente la percezione che nel lavoro di inquadramento, nei rigori che
caratterizzano tipicamente altri tipi di scienze non ci sia nulla di definitivo
o di scontato. Come è altrettanto evidente che la mancata dimostrazione secondo
un certo tipo di standards metodologici non sia d’altro canto sinonimo tout court di mancata validità.
E di quanta validità, profondità e successo
abbia la loro disciplina nel descrivere le sfaccettature del mondo umano, che i
grafologi hanno costantemente riscontro nelle loro pratica quotidiana. Già
Pascal contrappose l’esprit de finesse
all’esprit de geometrie, denunciando come i peccati contro il primo
contrappongono gli eccessi di codificazione, di formalizzazione e la perfezione
geometrica delle argomentazioni ineccepibili e stringenti che portano a
conclusioni non discutibili.
Per la riuscita delle applicazioni
grafologiche serve dunque più finezza o più geometria? Sicuramente geometria
secondo l’impostazione speculativa che Ilio
William Barbieri propone. Grafologia
matematica ponderata è concepito come un manuale che prende in esame un po’
tutte le tematiche grafologiche: storia,
scuole, vita e opere del maestro Moretti, con le sue scelte concettuali,
nozioni su temperamenti, caratteri,
attitudini, tendenze. Nella prima parte del testo si introducono i
presupposti della grafologia scientifica e se ne descrivono le applicazioni matematiche,
geometriche combinatorie sviluppate dallo studioso modenese. La seconda metà
del testo entra invece nell’analisi descrittiva dettagliata dei segni (che
l’autore chiama scritture grafologiche), declinandoli rispetto alle funzioni
dell’intelligenza, del sentimento, delle attitudini.
Se non si può non riconoscere con ammirazione
la capacità di approfondimento teorico e applicativo, lo sforzo tassonomico e
la mole del patrimonio conoscitivo che l’autore ha messi in campo in questa sua
elaborazione, bisogna dire che essi risultano tuttavia piuttosto ardui da
affrontare, anche per gli addetti ai lavori.
Tantissime sono le informazioni contenute, ma
a volte non distinte con evidenza per argomento né agevolmente fruibili, o
perché inserite in diffuse stesure discorsive, o perché rese sotto forma di
formule o tabelle per la cui idonea comprensione è necessaria sia una
mediazione che una certa disciplina di apprendistato e metabolizzazione.
Una ulteriore barriera per il lettore che si
approcci con un normale grado di motivazione e curiosità è il fatto che Ilio
William Barbieri ha compiuto un personale percorso che lo ha
portato a rivisitare la didattica morettiano, coniando una propria nomenclatura
e addentrandosi in tecnicismi che ne rappresentano le specifiche applicazioni.
Curiosamente le analisi grafologiche
riportate nella parte terminale del testo sono prive del riscontro delle
immagini delle scritture corrispondenti.
Il volume è corredato da un CD ROM contenente un software applicativo per il calcolo e l’associazione dei valori
numerici da rilevare.
Lavoro meticoloso e talvolta criptico, il suo
intenso sforzo di esaustività e puntualità pesa sull’efficacia
dell’esposizione, rendendo difficile per il lettore coglierne appieno la ricchezza
dei contenuti e dei relativi riscontri applicativi.
Rubriche A. G. I.
Associazione Grafologica Italiana
Cristiana
Dallari